27 Novembre 2024 · 939


Chiara di Assisi, vergine: Rifletti sulla povertà, umiltà e carità di Cristo

PENSIERO DEI SANTI del MERCOLEDÌ

Felice certamente chi può esser partecipe del sacro convito, in modo da aderire con tutti i sentimenti del cuore a Cristo, la cui bellezza ammirano senza sosta tutte le beate schiere dei cieli, la cui tenerezza commuove i cuori, la cui contemplazione reca conforto, la cui bontà sazia, la cui soavità ricrea, il cui ricordo illumina dolcemente, al cui profumo i morti riacquistano la vita e la cui beata visione renderà felici tutti i cittadini della celeste Gerusalemme.
Poiché questa visione è splendore di gloria eterna, «riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia» (Sap 7, 26), guarda ogni giorno in questo specchio, o regina, sposa di Gesù Cristo. Contempla continuamente in esso il tuo volto, per adornarti così tutta interiormente ed esternamente, rivestirti e circondarti di abiti multicolori e ricamati, abbellirti di fiori e delle vesti di tutte le virtù, come si addice alla figlia e sposa castissima del sommo Re. In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo.
Osserva anzitutto l’inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio!
Al centro dello specchio noterai l’umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano.
Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l’ineffabile carità per cui volle patire sull’albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti a considerare queste cose, dicendo: «Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore!» (Lam 1, 12). Rispondiamo dunque a lui, che grida e si lamenta, con un’unica voce ed un solo animo: «Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima» (Lam 3, 20).
Così facendo ti accenderai di un amore sempre più forte, o regina del Re celeste.
Contempla inoltre le sue ineffabili delizie, le ricchezze e gli eterni onori, sospira con ardente desiderio ed amore del cuore, ed esclama: «Attirami dietro a te, corriamo al profumo dei tuoi aromi» (Ct 1, 3 volg.), o Sposo celeste. Correrò, né verrò meno fino a che non mi abbia introdotto nella tua dimora, fino a che la tua sinistra non stia sotto il mio capo e la tua destra mi cinga teneramente con amore (cfr. Ct 2, 4. 6).
Nella contemplazione di queste cose, ricòrdati di me, tua madre, sapendo che io ho scritto in modo indelebile il tuo ricordo sulle tavolette del mio cuore, ritenendoti fra tutte la più cara.
 

Dalla «Lettera alla beata Agnese di Praga» di Santa Chiara D'Assisi, vergine

Un capitoletto da
IMITAZIONE DI CRISTO
libro secondo
I - L'umile sottomissione

https://www.preghieracontinua.org/it/gallery/secondo-libro

1. Non fare gran conto di chi ti sia favorevole o contrario; piuttosto preoccupati assai che, in ogni cosa che tu faccia, Dio sia con te. Abbi retta coscienza; Dio sicuramente ti difenderà. Non ci sarà cattiveria che possa nuocere a colui che Dio vorrà aiutare. Se tu saprai tacere e sopportare, constaterai senza dubbio l'aiuto del Signore. E' lui che conosce il tempo e il modo di sollevarti; a lui perciò devi rimetterti: a lui che può soccorrerci e liberarci da ogni smarrimento.

P. Bernardo Cervellera:

24 Novembre 2024 - Il Vangelo della domenica: Cristo Re, testimone della verità
https://www.bernardocervellera.it/it/blog/24-novembre-2024-il-vangelo-della-domenica-cristo-re-testimone-della-verita-232



Padre Giuseppe Barzaghi o.p.
26/11/2024
Padre Giuseppe Barzaghi op. Omelia N.S.G.C. Re dell'Universo Domenica del T.O. - Anno B - 24 novembre 2024.
https://www.accademiadelredentore.it/blog-it/Padre-Giuseppe-Barzaghi-op.-Omelia-N.S.G.C.-Re-dell'Universo-Domenica-del-T.O.---Anno-B---24-novembre-2024.-1924.html

Trascrizione audio P. Giuseppe Barzaghi:
Naturalmente, quando uno... ci sono due modi per essere sintetici. Il ridurre il massimo al minimo indispensabile, e questo è logico. L'altro modo è tagliare. Se riduci il massimo al minimo indispensabile, e questa si chiama riduzione da ricondurre, se uno riconduce il massimo nel minimo, vuol dire che nel minimo c'è sempre stato dentro il massimo. E questa qui è la vera sintesi. Quando uno invece intaglia, e se taglia, se vai a tagliare, taglia il pezzo più importante, non è stata una riduzione logica, è stata una riduzione quantitativa. Qui cosa ha tagliato? La parte principale. Perché dopo questa affermazione di Gesù, chiunque dalla verità ascolta la mia voce, Pilato cosa dice? Che cos'è la verità? E lì si sono scatenati i padri della Chiesa per interpretare questa risposta. Va bene. Ma partiamo di lì, dal fatto che hanno tagliato la parte che è principale, principale voce. Se il principio vuol dire che è condensa in sé tutto il discorso precedente, no? Però l'operazione va presa in latino, perché i padri riflettevano sulla traduzione, i padri latini, occidentali, quindi riflettevano sulla traduzione di Girolamo. E la domanda di Pilato suona così. Qui dest verita. E Gesù sta zitto. Per cui molti dicevano, ecco, tacendo Gesù ci ha privato di una definizione della verità, no? Per cui noi siamo attaccati alla definizione scolastica ad equatio rei et intellectus, ad equazione dell'intelletto e della realtà, no? Qui dest veritas. Però, ve l'ho detto tante volte, bisogna sempre riflettere sulla pagina evangelica e su tutta la scrittura, sia dal punto di vista del significato letterale storico, ma anche per quanto è possibile e per come è possibile sui significati spirituali. Uno dei grandi esperti di questo tipo di riflessione è stato Sant'Agostino. Sant'Agostino non dormiva di notte perché riesce a fare delle riflessioni incontro, incredibili, no? Però anche gli altri non scherzavano. Per cui hanno riflettuto sulla domanda di Pilato che può essere presa come uno sperleffo scettico. Cos'è la verità? E l'hanno interpretata come un anagramma. Cioè gli anagrammi. Metti a posto le lettere di una frase e ne salta fuori un'altra. No? E questa volta è salta fuori la risposta. E uno riesce a capire perché Gesù sta zitto. Perché ha la domanda che cos'è la verità. Gesù sta zitto e lo guarda negli occhi come dire ce l'hai davanti, non la vedi, sono io. Io sono la via, la verità e la vita. E com'era l'anagramma latino? La domanda è quid est veritas? Quid est veritas? E la risposta è est vir qui ad est. E' l'uomo che hai davanti. Genialate di questi che riflettono con intensità di intelligenza e a partire dall'intensità della fede sulla pagina evangelica. No? Però dicendo questo Gesù si presenta come quella verità che è venuta a testimoniare. E' venuta a testimoniare se stessa. Ma questa testimonianza che Gesù dà di sé perché aveva detto che non riceve testimonianza da un uomo vuol dire che non esiste la capacità della natura amana di arrivare a comprendere che cosa significhi la statura di Gesù. Occorre avere una visione divina per capire la statura di Gesù. Dice di essere il re. Ma non il re di Gesù. Il re di questo mondo non è il re di questo mondo. Cioè non è un re che appartiene a questo mondo. Se non è un re che appartiene a questo mondo la regalità di Gesù che regalità è? Gesù non è il re che appartiene a questo mondo perché è il re cui appartiene a questo mondo. Quando dice il mio regno non è di qua giù ma di lassù non vuol dire che esiste anche un regno extraterrestre che li ha cercato ancora col paio nero. No, vuol dire di lassù vuol dire dall'alto cioè dal profondo. La mia regalità è la regalità che sostiene questo mondo. Io non sono da questo mondo. Io sono il fondamento di questo mondo. Per questo io sono la verità. Se mi tolgo io da questo mondo la parola verità non vuol dirvi niente. Tutti ognuno di noi ha una gran confusione supposto che consista perché se mi tolgo io il mondo è nulla. Senza di me non potete fare altro che nulla. Allora la regalità di Gesù è una regalità che dà consistenza all'universo. Questa regalità che dà consistenza all'universo è una regalità cosmica. Cristo è il re dell'universo. Regalità cosmica. Questa è l'ultima solennità dell'anno liturgico. L'ultima solennità. La regalità cosmica di Cristo è la regalità più importante. Noi perché la trascuriamo? Perché primo la chiami regalità e il re secondo cosmica la trascuriamo perché noi siamo abituati a pensare che il cosmo sia una faccenda astronomica. Ma il cosmo non è una faccenda astronomica. Noi siamo abituati a pensare la regalità di Gesù rispetto alla storia. Ed è più facile perché se diciamo di essere nel 2024 bisognerebbe aggiungere dalla nascita di Cristo. Perché dalla nascita di Cristo? Perché gli anni cominciano ad essere contati dalla nascita di Cristo. E prima, prima di Cristo e tutto il conto ci va indietro. No? Quindi esiste una regalità storica di Gesù. Sì, basta vedere che siamo nel 2024 per quel motivo lì, no? Quindi questo è più facile. Ma non è la regalità essenziale. Perché uno potrebbe contare gli anni da qualsiasi punto di partenza. No. La scoperta dell'America. Dai, partiamo. Dividiamo la storia prima e dopo della scoperta dell'America. Oppure l'invenzione della polvere da sparo. Prima e dopo la polvere da sparo. Oppure dopo la stampa. Prima e dopo la stampa. Puoi scegliere quello che vuoi. Faccio uno sternuto. Prima e dopo il mio sternuto. È arbitrario, no? Allora, perché diventi invece essenziale? E' supposto che la realtà di Cristo sia presentata come criterio storico. Ma perché ha una radice cosmica? L'universo non sta mica perché ho sternutito io. L'universo non sta mica perché c'è la polvere da sparo, perché c'è la stampa. Quindi l'universo sta perché è tratto dal nulla di se stesso. Allora, se a fondamento della realtà universale c'è Cristo, allora posso anche permettermi di dire che io posso misurare anche il tempo a partire dalla realtà di Cristo. Ma il fondamento è cosmico. La regalità di Cristo è una regalità cosmica perché c'entra con la struttura dell'universo. È vero che uno può dire ma è possibile avere una visione scientifica di questa centralità di Cristo? Risposta no, perché la scienza ha sì delle visioni che sono universali, ma parziali. Se sono parziali non possono essere universali, se sono universali non possono essere parziali. Ripeta. Sono universali perché valgono per tutto l'universo sotto un certo punto di vista. E allora se sei sotto un certo punto di vista ti sembra totale o parziale. Basta cambiare il punto di vista. Invece la centralità di Cristo non è sotto un certo punto di vista. È il punto di vista. E' il punto di vista. Certo. Esistono dei punti di vista che sono parziali. Se esistono dei punti di vista che sono parziali, per capire i punti di vista parziali bisognerà definire cos'è il punto di vista, no? Ci sono tanti colori. Si può dare la definizione di colore per dire che ci sono tanti colori? Eh sì, prima mi dai la definizione di colore e poi vediamo quanti colori ci sono, no? Ci sono tanti punti di vista, sì, però mi dai la definizione del punto di vista? Quindi vedi che il primato è sempre di uno, il punto di vista. E qual è il punto di vista? E deve essere un punto di vista strutturale, tolto il quale crolla tutto. Gli altri punti di vista, se si moltiplicano, vuol dire che vengono tolte certe prospettive, ma non tutto. E qual è il punto di vista fondamentale, il punto di vista che si dice assoluto? E' il punto di vista divino. Lo so che tu dici, beh, ma anche Dio c'ha il suo punto di vista, perché stai trattando Dio come un gigantone, ma Dio è l'assoluto, eh, non è un esserone, è l'assoluto. Lo so che dicendo Dio dici una parola come le dici tante, ma anche dicendo assoluto dici una parola come le dici tante, però non intendi una delle tante cose, eppure una parola come tante altre, e ti fa sembrare che l'assoluto sia una delle tante cose. Se l'assoluto fosse una delle tante cose, non sarebbe l'assoluto, ti pare? Assoluto vuol dire svincolato da tutto, se una delle tante cose è minimo in relazione con le altre, no? Quindi il punto di vista fondamentale, il punto di vista assoluto, il punto di vista assoluto è il punto di vista divino, e come faccia a capire che il punto di vista divino è l'assoluto? Deve includere assolutamente tutto. Quindi, non è il punto di vista universale sotto un certo aspetto, è il punto di vista universale, perché include tutti gli aspetti, include assolutamente tutto, include anche la propria negazione, e si è, include anche la propria negazione, e ma se include la propria negazione, si nega o di che non c'è? No, aspetta, include anche la propria negazione, perché deve far vedere che è impossibile pensare altrimenti, deve far vedere che è impossibile pensare altrimenti, deve farti vedere l'altrimenti, per dirti che è impossibile pensare altrimenti, include tutto, include tutto, includendo tutto non puoi dire beh ma questo valeva, questo varrà, questo vale adesso, ma non è mica detto, guarda cosa dice, questa è la propria legge. Io sono colui che era, che è e che viene. Non ha mica detto io sono quello che è stato e quello che verrà. Io sono colui che era, che è e che viene. Capisci che bisogna rifletterci bene? Non ha detto io sono colui che fu, non ci sarebbe più. Io sono colui che sarà, non c'è ancora. Io sono colui che era, uno che ti dice, che era. Ti dice quando è cominciato? No. Ti dice che è finito? No. C'era la nebbia stamattina, c'è ancora adesso. C'è stata la nebbia, vuol dire che non c'è più. C'era la nebbia, non posso escludere che ci sia ancora adesso. E non so neanche quando è cominciata, c'era la nebbia. Era è, ed è colui che viene, il veniente, non colui che verrà, il veniente, c'è già o non c'è ancora? Il veniente c'è già. Il veniente, lo scrivente, scriverà o è lì che scrive? Lo scrivente, scrive o scriverà? È lì che scrive, no? Io sono il veniente, vuol dire che c'è già. Capite che è una formula per indicare l'eternità, almeno secondo il vocabolario che noi abbiamo, che è quello del tempo, no? Diciamo passato, presente e futuro, ma qui, si sta travolgendo il passato perché è l'imperfetto. Non ti dice che c'è stato e non c'è più. C'era. Il presente, che indica la continuità di questo c'era. E il veniente, che dice la continuità del suo essere presente perché il futuro è adesso. Tra un attimo, è già passato. Tra due attimi, è già passato. Questo qui è il punto di vista assoluto. Presente su presente, mangia assolutamente tutto. Allora, pensare la regalazione, la regalità di Cristo, vuol dire questo, eh? Che Cristo c'entra assolutamente con tutto. Assolutamente con tutto. Non solo con le cose di religione. Non solo con le cose di politica. Non solo con le cose di arte. C'entra assolutamente con tutto. Perché se togli Cristo, non c'è più la religione, non c'è più l'arte, non c'è più la filosofia, non c'è più niente. E quindi include sé in sé, anche la propria negazione. Amate i vostri nemici, vedi che li include. Più assoluto di così. Non solo bisogna pensare questa regalità assoluta di Cristo in questi termini, ma bisogna pensarla anche di riflesso, perché altrimenti uno direbbe complimenti Cristo, eh? Eh, scusate, io, se complimento a te, a me proprio non farebbe né caldo né freddo, no? Eh no, eh. Perché se Gesù, ha dei discepoli, i discepoli di Gesù non sono discepoli di un semplice uomo, sono discepoli di un uomo Dio. E sono discepoli di un uomo Dio in forza della fede, che è divina. Dunque il discipolato nei confronti di Gesù non è semplicemente un pensare le cose che dice Gesù, è essere coinvolti nella stessa vita di Gesù. Attraverso i sacramenti, la grazia santificante, che divinizza o cristifica. Allora tutto quello che vale per Gesù, di riflesso, vale anche per il discepolo, cioè per ciascuna anima che è cristiforme, formata da Cristo. Ma se Gesù è il centro dell'universo, ogni anima cristiforme è il centro dell'universo. Se in Cristo l'universo è creato e tutto è sostenibile, e tutto è sostenibile, e tutto esiste in Lui, in forza della grazia santificante e della fede, in ogni anima cristica l'universo è creato e tutto sussiste. L'anima cristica sei tu, sono io, lui. Queste qui sono le anime cristiche, è facile dirlo. Che belle parole! Vedi che bisogna spiegarsi. Lo capite perché era importante la scolastica. La scolastica spiegava le parole, se no non avrebbero chiamata scolastica. E come si fa a capire questa cosa qua? Se tu c'hai la mente scolastica, ti salta subito nella testa. Questo universo è creato? Sì. Chi lo sa che è creato? Una coscienza. La coscienza che sa della creaturalità dell'universo. Non conserva forse questa creaturalità, ma conserva. Sì. Allora ogni coscienza che considera il mondo, non solo come mondo, ma come creato, conserva la creaturalità del mondo. E in quest'anima l'universo è creato e tutto sussiste. Troppo astratto. Adesso mi metto a suonare Bach. Non posso andare là, posso fare col fischio? Se io mi metto a fischiare Bach, non posso andare là. La musicalità del suono, dove sta? Non puoi dirmi nell'aria. Nell'aria ci sono le vibrazioni. Le vibrazioni diventano suono quando colpiscono l'apparato uditivo. Dunque, il suono che è la musica di Bach, da chi è conservato? Dall'aria o dalle tue orecchie e dalla tua anima? Dalle tue orecchie e dalla tua anima. Dunque, sei tu che suoni Bach o sei tu che suoni Bach? Sei tu che conservi Bach? Sei tu che conservi Bach? Ecco, per analogia, siamo noi che conserviamo l'universo. Capite che cosa vuol dire che la centralità cosmica di Cristo non si limita semplicemente a Cristo? Perché di riflesso, in forza della grazia, si riflette in ogni anima credente. Guarda che è una cosa strepitosa, eh? Dove guardi tu, stai conservando l'universo. Guardi il tappeto, sei tu che conservi l'universo del tappeto. E conservi l'universo che c'entra col tappeto. In quanti l'han fatto quel tappeto lì? In quanti sono perso le dita per qualche tappeto lì? In quanti l'hanno rilavato quel tappeto lì? Perché è stato messo lì quel tappeto lì? Da chi è stato messo lì quel tappeto lì? Se vai avanti così, c'è l'intero universo. Ogni volta che tu guardi qualche cosa, sei diventato il centro dell'universo, così come Cristo, solo che in forza di una riflessione sei ancora nell'ordine umano. In forza della grazia, sei reso partecipe dell'ordine divino. Appena sei reso partecipe dell'ordine divino, tu sei fatto centro dell'universo come centro Cristo. Siamo dato Gesù Cristo. Credi in un solo Dio. Siccome prende tutto, è possibile che anche nelle prospettive, punti di vista particolari, si abbia un sentimento di questa centralità. Per cui, è vero, la fisica, come tale, non può parlare di Cristo. Ma un fisico credente può parlare della fisica dal punto di vista di Cristo. Un fisico credente può parlare della fisica dal punto di vista di Cristo. Avete mai sentito parlare di Pierre Teilhard de Chardin? Come no? No, fate così. L'unico gesuita che funzionava era lui. L'ha chiamato il gesuita proibito, ma per tutt'altro motivo, no? Questo qui era un grande geologo, paleantropologo, no? Quindi era uno scienziato, sì. Però dal punto di vista della fede ha avuto una visione cosmica dell'intero universo per leggere l'evoluzione. L'evoluzione non c'entra neanche niente con la fede, però la fede c'entra con l'evoluzione. È possibile leggere da un punto di vista di fede anche l'evoluzione? Sì, lui l'ha fatto. E così anche San Tommaso nella visione metafisica, un scoto, è possibile avere questa visione. Più hai una visione intensa di fede, più diventi intelligente anche nelle cose particolari. E quindi bisogna esercitare l'intelligenza della fede. La fede ha un'intelligenza, te la stimola e tu diventi capace di ridurre al minimo indispensabile il massimo possibile che si presenta nell'universo, cioè la bussola. Molto bello.